Global Innovation Index: risultati non incoraggianti per l’Italia

Global Innovation Index: risultati non incoraggianti per l’Italia

Maggio 14, 2023 Off Di Ilario Galgani

Global Innovation Index è il report stilato da Visual Capistalist, sull’indice di innovazione globale del 2022 che valuta le tendenze dello sviluppo in generale dei Paesi a livello mondiale. L’Italia si attesta al 28esimo posto, non una buona posizione specie se si considera il potenziale nazionale per attirare nuovi e maggiori investimenti esteri e fornire il necessario slancio a ricerca e incentivazione dell’innovazione tecnologica in ogni campo.

A contribuire al risultato ottenuto è una realtà politico-economica che non sostiene adeguatamente e nel lungo termine il mercato imprenditoriale nel market capitalization. Ne abbiamo parlato con gli esperti di CSW Automazione.

Global innovation Index – cosa è e come siamo posizionati

L’Italia è 28esima su 50 nella classifica annuale delle economie mondiali più innovative. Il Global Innovation Index misura, in termini generali, l’approccio verso pratiche di sviluppo e investimenti di determinati Paesi stilando una lista basata sulle performance degli Stati valutati a cui viene assegnato un punteggio singolo.

Sul podio salgono la Svizzera con un punteggio pari a 64,6, gli Stati Uniti d’America con 61,8, la Svezia con 61,6. Podio giustificato dalla considerevole spesa in molteplici settori sociali. Ad esempio gli Usa investono annualmente oltre 700 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. C’è anche da dire che gli States possono contare sugli enormi investimenti in R&S delle maggiori imprese internazionali (Amazon, Apple, Microsoft, Alphabet).

A seguire la Gran Bretagna che vanta 59,7 punti, l’Olanda e la Corea del Sud con la medesima votazione di 57,8, Singapore a cui è attribuito il punteggio di 57,3, la Germania che riceve 57,2, la Finlandia con 56,9, la Danimarca con 55,9. Il distacco maggiore si evidenzia con Regno Unito, Germania e Francia, arrivata 12esima.

Magra consolazione per l’Italia è offerta da un miglior risultato, sebbene di poco, rispetto a Spagna e Repubblica Ceca, rispettivamente 29esima e 30esima in classifica.

Il Global Innovation Index, nell’effettuare tale classifica, considera 7 parametri:

  1. Business Sophistication
  2. Market Sophistication
  3. Infrastrutture
  4. Capitale umano e ricerca
  5. Istituzioni
  6. Creativity Output
  7. Conoscenze e tecnologia

Vediamoli nel dettaglio:

  • Per business sophistication si intendono tutti quegli investimenti in ambito ricerca e sviluppo con capitali di provenienza estera.
  • Il market sophistication fa riferimento al Pil del Paese e alla vivacità in termini di competitività del mercato locale.
  • Le infrastrutture, invece riguardano lo stato, la diffusione e l’efficienza energetica di strade, ospedali, edilizia scolastica.
  • Il valore riferito al capitale umano e alla ricerca esamina la presenza e la tipologia di investimenti statali per singolo alunno, qualità delle istituzioni scientifiche e di ricerca.
  • A livello istituzionale si esamina la stabilità politica del Paese, la sicurezza, la facilità o meno di avviare un’impresa.
  • Creativity Output, invece osserva la presenza e l’applicazione di marchi a valore aggiunto e applicazioni di design industriale.
  • Conoscenze e tecnologia sono elementi attinenti al numero di domande di brevetto, all’aumento della produttività lavorativa e alla spesa per programmi informatici.

Stando alla “fotografia” di Visual Capistalist, editore esperto di data journalism, l’Italia pecca nell’innovazione legata alle infrastrutture, nelle politiche pro investimenti imprenditoriali e in quelle attinenti al venture capital. In breve l’Italia non vanta una buona reputazione e non è terreno fertile per nuovi investimenti.

In Italia meno innovazione, ma più diversificazione

L’Italia è ben lontana dal podio dei Paesi più innovativi, ma se si osserva più da vicino il risultato del Global Innovation Index si nota come sia la diversificazione industriale nazionale ad essere un punto di forza del Paese. Questa, grazie ad una serie di incentivi rivolti proprio all’innovazione imprenditoriale voluti dal Piano “Transizione 4.0” (prima “Industria 4.0”), sposta l’ago della bilancia proiettando l’Italia in cima alla graduatoria. Sebbene ciò rappresenti un dato positivo, l’Italia non ha il tempo di godere di tale risultato perché i vantaggi offerti dal Piano stanno già indebolendosi senza un ulteriore, efficace, sostegno politico-economico.

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